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Le radici che danno forza all’innovazione di Hera

Uno degli elementi che contraddistinguono le Società leader nel proprio settore è la capacità di consolidare nel tempo la propria leadership attraverso l’innovazione.

Hera coltiva questo asset intangibile, l’innovazione appunto, attraverso continui investimenti, facendo leva su alcuni specifici punti di forza.

Mentre approfondiamo alcuni nuovi progetti su cui Hera è al lavoro, cerchiamo di comprendere quali siano i particolari elementi su cui si basa il successo dell’innovazione nel Gruppo, attraverso alcune domande che poniamo all’ingegner Salvatore Molè, Direttore Centrale Innovazione del Gruppo Hera.

Molte utility hanno indicato nell’idrogeno la risposta innovativa più efficace alle esigenze di decarbonizzare l’economia. Anche Hera si sta adoperando per produrre e utilizzare questa fonte energetica, in modo da rimpiazzare quelle fossili?
In ottica di transizione energetica, anche Hera sta guardando alla soluzione rappresentata dall’idrogeno, la cui combustione produce energia senza emettere CO2. Nel nostro caso, il progetto assume una valenza multi-business potendo contare su un expertise cruciale di tre filiere in cui siamo operativi: il ciclo idrico, l’ambiente e la distribuzione del gas. Una delle idee, in estrema sintesi, è quella di utilizzare l’acqua in uscita dal depuratore per produrre l’idrogeno: un passo avanti nel ri-uso circolare delle risorse, ancor più importante in un Paese, come l’Italia, che non può contare su abbondanti riserve idriche.

Nel nuovo progetto, come è previsto che sia prodotto l’idrogeno?
Tipicamente l’idrogeno green è prodotto attraverso un processo di elettrolisi dell’acqua, alimentato da energie rinnovabili. Nel nostro caso, la scissione della molecola di H2O in ossigeno e idrogeno sarebbe alimentata attraverso l’energia verde di un nostro impianto Waste-to-Energy, che, a differenza di altre rinnovabili, come l’eolico e il fotovoltaico, offre la garanzia di una produzione continua. L’ossigeno viene recuperato e inserito nelle vasche di trattamento dei reflui delle fognature. Dai fanghi, risultanti dal processo di depurazione, abbiamo poi la possibilità di estrarre il carbonio, che, unito all’idrogeno, ci permette di produrre il biometano, il quale può a sua volta essere immesso nelle reti di distribuzione.

“Il nostro progetto relativo all’idrogeno, perciò, è un esempio ideale di come l’innovazione possa accrescere il proprio impatto e il proprio valore all’interno di un portafoglio multi-business. È questo il caso di Hera, che grazie alla propria natura, è l’unica che può sfruttare una così importante sinergia tra il ciclo di trattamento di rifiuti, il ciclo idrico e la rete di distribuzione gas”

Qual è il rapporto tra sostenibilità e innovazione?
In Hera, la sostenibilità è al centro della strategia.

“Siamo perciò continuamente alla ricerca di nuove soluzioni per operare nel nostro business in modo sempre più sostenibile.”

Recentemente, a questo proposito, abbiamo messo a punto una nuova tecnologia di Steam Explosion, per il pretrattamento di sfalci e potature. I rami producono infatti molte emissioni di CO2 quando vengono inseriti nei termovalorizzatori, proprio perché la corteccia, che ha la funzione di impedire ai batteri di aggredire la pianta, è un materiale difficilmente digeribile. Il processo che abbiamo studiato consiste nel saturare di vapore la biomassa, scaldare il contenitore aumentandone allo stesso tempo la pressione, per produrre quindi una espansione del vapore simile a un’esplosione (Steam Explosion) che polverizza le fibre della corteccia, consentendo di recuperare il biogas attraverso il processo di digestione anaerobica. Nell’ambito del nostro Business Plan abbiamo previsto la realizzazione di un impianto di biometano da dedicare appositamente a queste biomasse.

Quale altro elemento contribuisce ad alimentare l’innovazione in Hera?

“Un altro elemento è certamente la scala, che abbiamo ormai conquistato in tutti i business operativi.”

Avere dimensioni ragguardevoli nei diversi business ci consente, quando mettiamo a punto qualche progetto innovativo, di applicarlo con ritorni economici interessanti nelle nostre attività, senza dovere necessariamente ricorrere a partnership con altri operatori del settore.

Ci può fare un esempio concreto della valenza di avere raggiunto una certa scala?
Penso al “cassonetto intelligente” dei rifiuti, che parla con la centrale per indicarle che è pieno e che necessita di essere svuotato. Considerato l’elevato numero di cassonetti presenti nei territori che serviamo, abbiamo potuto applicare il nuovo prototipo di “cassonetto intelligente” su grande scala con ritorni positivi e benefici per i cittadini, lavorando in totale autonomia ed ammortizzando i costi della ricerca.

Quali altri vantaggi vi offre il fatto di avere raggiunto dimensioni rilevanti in tutte le aree di business?

“Avendo sviluppato un solido expertise in più business, oggi abbiamo accesso a importanti network internazionali.”

Un esempio è la piattaforma K2I (Knowledge 2 Implementation) per il settore Acqua – in cui Hera è peraltro l’unica realtà italiana presente – sulla quale tutte le società aderenti mettono a disposizione le proprie esperienze e conoscenze su singoli ambiti, processi e tematiche del ciclo idrico. Per cui i confronti e gli scambi avvengono in maniera molto mirata, tra operatori che sul singolo aspetto hanno maturato un track record e altri operatori che sono interessati ad adottare i medesimi processi o tecnologie.

Può farci un esempio pratico di un tema su cui state sfruttando le opportunità offerte da questa piattaforma internazionale?
Prima ho menzionato la criticità della risorsa “acqua” se desideriamo produrre idrogeno in abbondanza. Ecco, alla domanda “Quanta acqua è presente nelle falde acquifere nei nostri territori?” stiamo cercando di dare una risposta attraverso l’accesso a questa piattaforma internazionale di “buone pratiche” su cui possiamo contare. Siamo infatti in grado di misurare con precisione la quantità di acqua che si trova nelle nostre infrastrutture, ma non nelle falde. In queste settimane stiamo approfondendo con le principali utility del Nevada e della California – aree nelle quali i temi della “Water Resiliency” sono al centro dell’attenzione a causa della siccità – lo sviluppo di sistemi di misurazione accurati delle falde acquifere.

“In questo modo, grazie alle dimensioni e allo standing che Hera ha raggiunto, riusciamo a innovare facendo leva sull’esperienza verticale di altri grandi player a livello globale.”

Che cos’altro dà forza all’innovazione di Hera?

“Un altro punto di forza del nostro modo di fare innovazione è che possiamo lavorare in forte simbiosi con il territorio, che conosciamo approfonditamente, e che possiamo servire con molti business.”

Riusciamo perciò ad esempio a mobilitare un gran numero di aziende, coinvolgendole nei nuovi progetti che lanciamo. Un caso da manuale è quello di Hera Business Solution, l’offerta integrata e sostenibile che abbiamo disegnato proprio per le imprese, che ha avuto un significativo riscontro in tempi molto ristretti.

Nel complesso, per concludere, abbiamo molte ragioni per cui la nostra piattaforma di innovazione è tanto solida e produttiva: possiamo giocare in una logica multibusiness, essendo presenti a monte e a valle della filiera del singolo progetto; abbiamo una scala tale che ci consente da un lato di fare “deployment” delle innovazioni con numeri consistenti e, dall’altro, di partecipare a consessi internazionali, da cui trarre esempi e nuove idee. La nostra forza è anche nella cultura dell’innovazione e nel contatto stretto con il territorio, incluse le aziende che vi operano. La sostenibilità orienta infine la nostra ricerca di nuove soluzioni nella direzione più opportuna, con ricadute di lungo periodo.

Salvatore Molè
Salvatore Molè
12 Maggio 2021

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