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Titolo Hera
L’evidenza della riduzione del debito può dare nuova linfa alle valutazioni del titolo Hera

In un mercato azionario in cerca di una direzione, a causa delle incertezze sui tempi in cui le banche centrali termineranno le politiche monetarie restrittive, nelle ultime settimane ha preso corpo un movimento al rialzo del titolo Hera. Ad alimentare il rally, oltre ai positivi numeri del Bilancio 2022, contribuisce il profilo difensivo del titolo, apprezzato dai gestori di portafogli in questa fase di de-risking, dopo che sono emerse le difficoltà di diversi istituti bancari.

In attesa di uno scenario macroeconomico più chiaro, che possa ridurre la volatilità degli indici azionari e fare trovare loro una direzione, il titolo Hera potrà beneficiare comunque anche della pubblicazione dei risultati trimestrali, che confermano il recupero di un solido profilo finanziario per il Gruppo, con l’indebitamento che si è ridotto a seguito dello svuotamento degli importanti stoccaggi di gas effettuati per gestire la crisi energetica del 2022.

Dopo l’approvazione dell’Assemblea Annuale 2023 della distribuzione di un dividendo 2022 di 12,5 centesimi di euro, la remunerazione legata al dividendo si conferma come pilastro fondamentale della equity story di Hera, con un rendimento del 5% sulla base del prezzo di fine 2022.  

Esploriamo questi aspetti in una serie di domande e risposte con Jens Klint Hansen, direttore responsabile delle Investor Relations di Hera.

Come dobbiamo interpretare il contesto borsistico di questi primi mesi del 2023?

Nonostante le incertezze che permangono nello scenario macroeconomico, il mercato azionario italiano ha performato in modo molto positivo, arrivando a toccare un massimo all’inizio di marzo mentre metteva a segno la migliore performance tra le borse europee. Questo movimento al rialzo è stato trainato dai titoli finanziari, molto rilevanti come peso nell’indice FTSE MIB, dal momento che le banche sono notoriamente beneficiarie di tassi di interesse in ascesa. A partire da marzo, però, a valle dei fallimenti emersi tra le banche regionali statunitensi e del salvataggio in extremis di Credit Suisse da parte di UBS, il sentiment di mercato su questo versante si è raffreddato, portando molti investitori ad attuare politiche di de-risking nei propri portafogli. Mentre c’è consenso sul fatto che le banche centrali stiano per raggiungere il picco del rialzo dei tassi di interesse, permane l’incertezza sui tempi in cui effettivamente le politiche monetarie smetteranno di essere restrittive e sui riflessi che questo potrebbe avere in termini di crescita economica e di impatto sugli utili delle società quotate. Questo si traduce in una sostanziale mancanza di direzione dei mercati borsistici, mentre la modalità risk-off adottata dagli investitori si riflette in una rotazione che favorisce i titoli difensivi.

E per quanto riguarda l’andamento delle azioni Hera?

Dal minimo dell’anno, raggiunto a 2,38 euro il 13 marzo scorso, il titolo Hera ha avviato un movimento al rialzo che ha condotto il prezzo del titolo a sovraperformare l’indice di mercato nelle ultime settimane: un fenomeno sicuramente ricollegabile al contesto favorevole ai difensivi, che ha tratto ulteriore forza nel tempo dai solidi risultati annuali pubblicati il 21 marzo scorso. Ci troviamo perciò oggi a quotazioni di oltre il 10% superiori ai livelli di inizio anno.    

Come si presenta attualmente il quadro di consensus?

Oggi il target price di consensus si attesta a 3,26 euro, in leggero aumento a seguito dell’ultima ricerca pubblicata da Kepler Chevreux, che ha elevato il target price da 2,90 a 3,00 euro, migliorando anche il proprio rating da Neutral a Buy. Attualmente, ben cinque analisti su sette consigliano di acquistare il titolo, mentre solo due esprimono una posizione neutrale, non essendoci suggerimenti in vendita. Questo quadro molto positivo di raccomandazioni trova giustificazione nello spazio di potenziale apprezzamento del titolo rispetto alle quotazioni fatte segnare nelle ultime sedute borsistiche, nonostante il gap si sia molto ridotto dopo il rally che ha preso corpo a partire da metà marzo 2023. 

Che impatto ritiene possa avere la pubblicazione dei risultati trimestrali che il CdA ha approvato oggi?

I numeri di Conto Economico che presentiamo per il primo trimestre 2023 indicano che stiamo anticipando la realizzazione del Piano, avendo già coperto, con un progresso di circa 110 milioni di euro, quasi il 44% del totale della crescita dell’EBITDA cui puntiamo entro il 2026, impiegando di fatto circa un quarto del tempo. Una outperformance ancora più apprezzabile considerando che veniamo da un esercizio, il 2022, che è stato un annus horribilis, tra guerra, crisi energetica, inflazione e tassi di interesse in rapida ascesa… Il nuovo Presidente Esecutivo, Cristian Fabbri, che ha lavorato in posizioni di responsabilità nel gruppo Hera per oltre 16 anni, può quindi iniziare il proprio mandato con un buon set di risultati da presentare agli investitori, di cui legittimamente compiacersi essendo stato parte del leadership team che ha contribuito alla realizzazione di questi numeri.

Credo tuttavia che la novità che il mercato
azionario apprezzerà maggiormente dalla
pubblicazione di questa trimestrale
consista nel livello di indebitamento,
significativamente inferiore a quello di fine
2022, a seguito della vendita delle riserve
di gas che avevamo acquistato e inviato a
stoccaggio per proteggere la continuità
del business in un contesto che poteva
presentare serie criticità per le forniture.

Si tratta di un’evidenza che potrebbe impattare positivamente anche sulle valutazioni degli analisti.

 

La riduzione di 472 milioni di euro del debito è una notizia inattesa?

Effettivamente Hera ha sempre affermato, sin dal maggio scorso, che l’ingente quantitativo di gas acquistato – parliamo di quasi 900 milioni di euro – sarebbe stato mandato a stoccaggio per essere poi venduto ai clienti, a prezzi predeterminati, con il progredire dei consumi nell’arco della stagione termica. Per quanto per noi tutto ciò fosse chiaro, guardando all’andamento del prezzo del titolo, nel mercato deve essere rimasto un certo scetticismo sull’intero riassorbimento delle scorte, nonostante già nel quarto trimestre il gas in stoccaggio fosse in diminuzione. Ora che è stato riconquistato un livello di leverage sotto la soglia delle 3 volte e che, quindi, la solidità finanziaria di Hera è visibilmente recuperata, ci attendiamo che la reazione sul prezzo del titolo sia positiva.

Quell’investimento di scorte di gas, che
per noi era un modo di tenere sotto
controllo il profilo di rischio, è infatti
probabilmente stato misinterpretato dal
mercato, che può averlo invece
considerato come un rischio in sé stesso.  

E per quanto riguarda la componente dividend yield che, insieme alla prospettiva di apprezzamento in conto capitale, alimenta il Total Shareholder Return?

Nell’Assemblea Annuale del 27 aprile 2023, è stata approvata la distribuzione di un dividendo di 12,5 centesimi di euro per azione, in linea con la proposta del Consiglio di Amministrazione. Il dividend yield, se calcolato sul prezzo di fine 2022, si attesta perciò al 5%: un livello che prova come Hera sia in grado di offrire una remunerazione interessante attraverso i dividendi anche in scenari complessi come quelli degli ultimi anni, confermando così un pilastro fondamentale della equity story.

Jens Klint Hansen
Jens Klint Hansen
10 Maggio 2023
Direttore responsabile:
Jens K. Hansen
Concept e contenuti editoriali:
Blue Arrow - Lugano