I solidi risultati dell’esercizio 2020 rappresentano una pietra miliare nel percorso di crescita di Hera, considerato lo scenario nel quale sono stati raggiunti. Costituiscono perciò un’ancora di certezza in un contesto di mercati azionari che risentono di una pesante mancanza di visibilità, soprattutto relativamente ai tempi di uscita dalle restrizioni per contenere la pandemia.
Gli investitori potranno leggere in senso molto positivo la sorpresa di risultati 2020 che hanno superato i numeri preliminari pubblicati a gennaio. Hera conferma, infatti, le proprie caratteristiche di società capace di intercettare prontamente la crescita economica migliorando la propria generazione di cassa. Non solo: gli azionisti potranno beneficiare di questa “extra-crescita” attraverso una distribuzione di dividendi superiore a quella indicata al momento della presentazione del Piano al 2024, considerato che il CdA propone un incremento di 0,5 centesimi sul dividendo per azione annuo, esteso a tutto il quinquennio.
Approfondiamo i riflessi sulla equity story di Hera con Jens Hansen, che guida le Investor Relations di Gruppo.
Come si è aperto il 2021 dal punto di vista borsistico?
Lo scenario nel quale si muove il mercato azionario sconta le incertezze sui tempi necessari per attuare il programma di vaccinazioni e potere quindi eliminare le restrizioni volte a contenere i contagi, dopo che la popolazione avrà raggiunto un livello sufficiente di immunità. Nonostante i tassi di interesse in Europa sembrino destinati a rimanere a lungo bassi, secondo le intenzioni chiaramente espresse dalla stessa BCE, solo un’eliminazione delle limitazioni anti-virus potrà consentire una decisa ripresa dell’economia reale. A quel punto le aziende potranno anche beneficiare del supporto delle politiche fiscali, con i consistenti mezzi del programma Next Generation EU che finanzieranno le misure dei Recovery Plan varati dai singoli governi dei Paesi europei.
Per quanto la direzione di lungo termine sia chiara e la potenza di fuoco dei mezzi a sostegno della ripresa sia notevole, l’incertezza sul breve periodo fa sì che qualsiasi notizia di fiammata inflazionistica sulle materie prime, ad esempio, porti a temere un aumento dei tassi di interesse e renda più “cari” i multipli ai quali sono trattati alcuni settori, come ad esempio quello del titolo tech. Per questa ragione c’è stata una rotazione di alcuni portafogli che ha portato a privilegiare nuovamente i titoli “value”, dopo un lungo periodo in cui erano stati trascurati.
Quali sono gli elementi che influiscono dal punto di vista specifico della valutazione di Hera?
Se da un lato la presentazione del nuovo Piano Industriale ha offerto una conferma sulle caratteristiche della crescita che intendiamo realizzare, d’altro lato i numeri del Bilancio 2020 hanno offerto evidenza del fatto che i risultati sono andati migliorando di trimestre in trimestre, già dalla primavera scorsa, in uscita dalla prima ondata della pandemia. Nell’ultimo trimestre del 2020, poi, è apparso in tutta evidenza non solo come Hera possa contare su risultati resilienti grazie a un diversificato portafoglio di business, ma anche come una struttura di asset sostenuta da solidi vantaggi competitivi possa portare a un’immediata accelerazione della crescita man mano che vengono eliminate le restrizioni anti-Covid.
I dati dell’ultimo trimestre diventano però noti solo oggi al mercato…
È vero. Nella presentazione del Piano al 2024, lo scorso gennaio, avevamo mostrato alcuni risultati preliminari del 2020, avendoli assunti come punto di partenza del quinquennio per il nostro esercizio di pianificazione. In realtà i risultati consuntivati sono andati oltre quelle cifre, dimostrando come proprio nelle ultime settimane del 2020 la ripresa della domanda, soprattutto da parte degli operatori industriali, abbia offerto immediati benefici in termini di Conto Economico e di flussi di cassa. Questo significa che quando il ciclo economico ripartirà in maniera robusta, Hera è e sarà nelle condizioni ideali per intercettare la crescita. Sono convinto che il mercato accoglierà con favore questa novità rispetto ai numeri 2020 anticipati in occasione del Piano, anche perché proprio sulla scorta di questi risultati migliori del “forecast” il Consiglio di Amministrazione di Hera ha deciso di aumentare il dividendo di 0,5 centesimi di euro rispetto alle attese di Piano, non solo per questo esercizio, ma in modo permanente anche per tutti i prossimi anni del Piano.
Gli azionisti potranno godere di un dividend yield 2020 superiore a quello che si attendevano sulla base del Piano presentato a gennaio. È così?
Esattamente. Se consideriamo il prezzo di chiusura del 2020, il dividendo per azione di 11 centesimi si traduce in uno yield del 3,7%. Si tratta di un livello di rendimento in assoluto attraente, ma che appare ancora più interessante se si considera che è associato al basso profilo di rischio che Hera può vantare, anche in un anno difficile come il 2020.
Che indicazioni fornisce l’attuale target price di consenso?
A valle della presentazione del nuovo Piano Industriale dello scorso gennaio, il target price degli analisti in copertura è passato da 3,93 a 3,96 euro. Ben tre analisti su sette hanno target price compresi tra 4,00 e 4,70 euro. Anche al livello minimo di target price, pari a 3,50 euro, considerati i prezzi di quotazione attuali, gli spazi di potenziale rivalutazione per Hera restano molto interessanti.
Broker | Rating | Prezzo target (€) |
Banca Akros | Buy | 4,00 |
Banca IMI | Buy | 4,70 |
Equita Sim | Hold | 3,50 |
Intermonte | Outperform | 4,20 |
Kepler Cheuvreux | Buy | 3,60 |
Mediobanca | Outperform | 4,00 |
Stifel | Buy | 3,70 |
Media | 3,96 |
Gli azionisti di Hera hanno perciò di fronte a sé attraenti ritorni prospettici, sia in termini di potenziale apprezzamento del titolo, in base alla crescita attesa degli utili, sia in termini di rendimento legato al dividendo, in funzione della politica di distribuzione degli utili rivista in senso migliorativo.