Hera ha disegnato il proprio Piano Strategico al 2024 collocandolo in modo coerente all’interno di uno scenario esterno, nel quale emergono alcune chiare priorità indicate dai policy maker internazionali in tema di ambiente, società e innovazione. In particolare, Hera ha tracciato un duplice percorso, per la creazione di Valore Condiviso e per la strategia industriale, nel solco rispettivamente dell’Agenda ONU 2030 e delle politiche europee, soprattutto quelle espresse dal programma “Next Generation UE”. Un approccio, questo, che permette a Hera di offrire il proprio concreto contributo alla realizzazione di grandi obiettivi di sostenibilità e che prospetta contestualmente interessanti ritorni in termini di crescita del Gruppo.
Ne parliamo con il dottor Massimo Vai, Direttore Centrale Strategia, Regolazione ed Enti Locali del Gruppo Hera.
Il nuovo Piano al 2024 di Hera si colloca in un preciso quadro di riferimento esterno. Quali sono le policy internazionali dalle quali oggi una Società non può prescindere nel realizzare i propri obiettivi di creazione di valore?
Oggi lo scenario esterno per noi ha due principali punti di riferimento: da un lato le politiche dell’Unione Europea contenute nel “Next Generation EU” (NGEU), il pacchetto da 750 miliardi di euro per la ripresa e la resilienza dell’Europa dalla pandemia Covid-19, che è stato approvato nel luglio 2020; dall’altro, i 17 Sustainable Development Goals, o SDGs, dell’Agenda 2030 dell’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Quali sono gli aspetti-chiave di queste politiche?
Lo scopo del programma di sovvenzioni e prestiti del NGEU è quello di contribuire alla ripresa economica e sociale del nostro continente a valle delle criticità causate dalla pandemia mondiale che stiamo vivendo e, contestualmente, di definire e contribuire a realizzare gli obiettivi di uno sviluppo di lungo termine della UE in chiave “verde” e digitale. La linea del NGEU è profondamente coerente con i contenuti del “Green Deal”, che la Commissione Europea ha presentato nel dicembre 2019, con l’obiettivo di fondo di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Per quanto invece riguarda i 17 SDGs dell’ONU al 2030, si tratta di obiettivi interconnessi, che guidano il percorso di aziende, istituzioni e comunità locali verso la neutralità climatica e la prosperità di lungo termine dell’economia e della società, attraverso una piena sostenibilità ambientale, sociale e tecnologica.
In che modo l’Agenda ONU 2030 e le politiche europee hanno avuto impatto sulla vostra pianificazione strategica?
Da diversi anni, infatti, Hera segue l’approccio proposto dalle Nazioni Unite, avendolo declinato nel proprio modello di Valore Condiviso. Nel tempo, grazie a questo approccio, non solo abbiamo potuto valorizzare e rendicontare il contributo conseguito di anno in anno relativamente ai punti dell’Agenda ONU 2030, ma abbiamo utilizzato tali riferimenti per elaborare e condividere il nostro Purpose, ossia la ragione fondante che ispira l’Azienda e tutti i propri dipendenti nell’agire quotidiano.
I 17 SDGs e le politiche NGEU rappresentano due facce della stessa medaglia. Hanno però indotto il Gruppo Hera a tracciare due percorsi complementari: gli obiettivi 2030 dell’ONU ispirano ormai da anni il nostro modello di creazione di Valore Condiviso, mentre le politiche UE sono riferimenti fondamentali per guidare l’evoluzione e l’aggiornamento della nostra strategia industriale.
Le politiche europee, ci diceva, hanno invece contribuito a disegnare la strategia industriale…
Esatto. Le politiche europee – tanto per le strategie di alto livello quanto per i contenuti dei testi normativi vincolanti – sono state tradotte nel nostro framework di Piano Industriale attraverso le sei dimensioni dell’acronimo GROWTH: Green, Resilience and Regeneration, Opportunities, Welfare, Technology, Humans. Queste dimensioni ci hanno consentito di identificare, per il Piano al 2024, le azioni e le nostre progettualità più coerenti con le politiche dell’UE.
Si tratta quindi di due coppie di elementi strettamente integrati…
Indubbiamente: la strategia UE può essere interpretata come una traduzione concreta degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030, così come la nostra strategia industriale è una concreta realizzazione del nostro purpose aziendale. Dalla complementarietà e dalla coerenza tra queste coppie di elementi dipende il successo delle strategie europee e, al contempo, della nostra strategia aziendale.
Guardando più approfonditamente al nuovo framework strategico GROWTH, come troviamo riflesse le principali dimensioni del “Next Generation EU”?
Da un lato, la politica UE si articola su tre aree di priorità: ambientale, con il “Green Deal” europeo e i relativi testi legislativi, socio-economica, con il report “A Strong Social Europe for Just Transitions”, e infine tecnologica, con i factsheets di “A Europe fit for the Digital Age”. La strategia di Hera, rappresentata nell’acronimo GROWTH, indirizza le tematiche ambientali della decarbonizzazione e dell’economia circolare nelle iniziative racchiuse in ambito “Green” e “Resilience & Regeneration”. L’area sociale, che a livello di politiche UE è incentrata sui temi delle diseguaglianze di genere, reddito e accesso a servizi e istruzione, nella strategia Hera è interpretata nei capitoli “Opportunities” e “Welfare”, attraverso progetti che portano mutui benefici per l’Azienda e per i suoi stakeholders. L’area tecnologica, infine, dove l’UE si propone di supportare un rapido sviluppo della Digitalizzazione e dell’Intelligenza Artificiale, assicurando un uso etico dei dati, vede l’impegno di Hera nelle azioni che rientrano sotto “Technology” e “Humans”: due capitoli che la nostra strategia pone strettamente in relazione.
Quali sono i vantaggi per Hera di avere adottato un’impostazione della propria strategia così profondamente coerente con le politiche europee?
Il principale vantaggio di avere adottato una strategia strettamente allineata alle politiche comunitarie è certamente nel fatto di avere programmato progetti che offriranno un contributo concreto al raggiungimento degli obiettivi UE in tema di ambiente, società e progresso tecnologico. E in un’ottica di lungo periodo, questo diventerà sempre più un elemento essenziale per le aziende leader dei propri mercati.
Se guardiamo agli investimenti materialmente messi in campo per realizzare queste strategie, quali sono i risultati che vi attendete?
All’incirca il 60% degli investimenti previsti nel Piano 2020-2024 è destinato a progetti coerenti con gli indirizzi dell’UE. Per essere ancora più precisi, ben il 42% degli investimenti tecnici riguarderà progetti attinenti il “Green Deal” europeo, mentre un ulteriore 18% è destinato ad alimentare l’evoluzione tecnologica di Hera e del territorio nel quale opera.
Complessivamente di quali somme stiamo parlando?
Si tratta di circa 2 miliardi di euro che il Gruppo investirà entro il 2024 in iniziative strettamente coerenti con gli obiettivi UE.
Quali sono i riflessi attesi in termini di margini?
A fronte del significativo ammontare di investimenti messi in campo per realizzare gli obiettivi indicati dall’ONU e dall’UE, ci attendiamo un contributo importante in termini di marginalità. L’impatto di avere seguito questa linea sarà perciò notevole da tutti i punti di vista, anche economico. Stimiamo infatti che nel periodo 2020-2024 tali progetti possano generare un incremento complessivo di 190 milioni di euro di EBITDA.
Ci attendiamo perciò che quasi il 90% della crescita dell’EBITDA del Gruppo Hera nel periodo coperto dal Piano, che complessivamente stimiamo pari a 215 milioni di euro, derivi da nostre iniziative coerenti con le politiche europee.
È stato un processo impegnativo quello di rispecchiare nel Piano i nuovi indirizzi dei policy maker internazionali?
In realtà si è trattato di un allineamento nel modo in cui abbiamo rappresentato e classificato i nostri progetti di investimento, perché nella sostanza eravamo già “compliant”. Lo sforzo è stato quello di declinare tutti i singoli aspetti dei documenti di policy dell’UE nelle iniziative dei prossimi anni; ma se parliamo di strategie sottese a quelle iniziative, eravamo già perfettamente aderenti ai nuovi indirizzi delle politiche comunitarie. Se non fossimo già stati consapevoli e impegnati su quei temi, del resto, non avremmo già adottato da tempo un modello di creazione di Valore Condiviso e, nel disegnare il nuovo Piano, non avremmo potuto ricalcare in modo tanto fedele i percorsi immaginati dall’UE.