Grazie ai solidi fondamentali, confermati dai brillanti risultati semestrali, Hera rafforza la visibilità degli ulteriori ritorni che potrà offrire ai propri azionisti, remunerati a fine giugno scorso con la distribuzione di un dividendo di 14 centesimi. Al dividend yield si aggiunge un aumento del prezzo di quasi il 20% da inizio anno che ha condotto il titolo azionario a sovraperformare tutti gli indici di riferimento.
Nel periodo più recente, sta migliorando il sentiment di mercato sulle utilities europee, che trattano a livelli di price-earnings molto interessanti, essendo oggi inferiori sia rispetto alla media di mercato sia rispetto alla propria media storica.
Nonostante il rialzo già realizzato da inizio anno, Hera è nella posizione di potere pienamente beneficiare di una più favorevole percezione che porti gli investitori a una maggiore esposizione sul comparto utility, dal momento che, anche ai prezzi attuali, il titolo continua a presentare uno sconto rispetto ai propri multipli storici e un gap di oltre il 10% rispetto al target price di consensus di 3,90 euro, precedente la pubblicazione dei risultati semestrali.
Esploriamo questi spunti ponendo alcune domande a Jens Klint Hansen, direttore responsabile delle Investor Relations del Gruppo Hera.
Come sta performando il titolo Hera?
Direi in modo molto tonico: rispetto a fine 2023, la performance assoluta è oggi vicina al 20%. Il titolo Hera non solo sta outperformando nettamente l’indice di riferimento del settore utility, fermo ai livelli della fine dello scorso anno, ma sta anche superando la performance dell’indice delle blue chip italiane, il FTSE MIB: un risultato non banale, considerato che quest’ultimo indice vanta uno dei rialzi più significativi tra i mercati europei, a fronte dello Stoxx Europe 600 che guadagna da inizio anno poco più del 6%. In realtà, gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da una certa volatilità, causata da fattori di scenario: anche il titolo Hera ne ha in qualche misura risentito nel mese di giugno. Le considerazioni sui solidi fondamentali del nostro Gruppo però sono tornate ben presto a prevalere, con un ampio recupero che nel mese di luglio ha riportato il prezzo vicino al massimo dell’anno, raggiunto il 13 maggio scorso a 3,56 euro.
Che cosa ha sostenuto l’apprezzamento per il titolo Hera in questa prima parte dell’anno?
Abbiamo presentato un Piano con obiettivi molto chiari e ambiziosi, impegnandoci a creare valore per gli azionisti, in modo da potere offrire loro ritorni che riflettano i progressi del Gruppo. I risultati che trimestralmente pubblichiamo continuano a dare evidenza al fatto che Hera genera risultati allineati con le previsioni di Piano: questo non può che riflettersi nelle quotazioni di mercato. Non dimentichiamoci inoltre che il 24 giugno scorso è stato pagato il dividendo per l’esercizio 2023, in aumento a 14 centesimi di euro. Anche la componente di Total Shareholder Return legata al dividend yield ha perciò trovato puntuale attuazione, offrendo un ritorno che supera il 4% ai prezzi recenti.
Ci sono ancora spazi di ulteriore apprezzamento sulla base delle valutazioni dei broker che coprono il titolo Hera?
Gli spazi non solo esistono, ma sono ancora molto interessanti. Dopo la pubblicazione dei risultati del primo trimestre 2024, il target price di consensus è aumentato da 3,83 a 3,90 euro. Si tratta di un prezzo ancora superiore di oltre il 10% rispetto ai recenti livelli di quotazione, che porta cinque analisti su sei a consigliare l’acquisto di azioni Hera mentre un unico broker raccomanda di mantenere il titolo in portafoglio.
Broker | Rating | Prezzo target (€) |
Banca Akros | Buy | 3,80 |
Equita Sim | Hold | 3,50 |
Intermonte | Outperform | 4,00 |
Intesa Sanpaolo | Buy | 3,90 |
Kepler Cheuvreux | Buy | 3,90 |
Mediobanca | Outperform | 4,30 |
Media | 3,90 |
Nelle ultime settimane abbiamo detto che i mercati azionari hanno mostrato una certa volatilità. Quale è attualmente il sentiment degli investitori?
La volatilità che abbiamo osservato recentemente è stata ampiamente determinata dalle oscillazioni dei titoli tecnologici, oltre che dalle incertezze politiche, che hanno aumentato il premio per il rischio in particolare sul mercato francese, a valle dell’esito delle elezioni europee. Nel complesso, lo scenario di una crescita globale resiliente con un’inflazione in calo resta valido, nonostante alcune incertezze di breve periodo sui tempi e sulla traiettoria di un abbassamento dei tassi da parte delle autorità monetarie, con la BCE che ha già comunque avviato il processo di allentamento, avendo operato un primo taglio di 25 punti base lo scorso 6 giugno. Le semestrali delle società finora pubblicate, d’altra parte, hanno in maggioranza superato le stime degli analisti. Una certa erraticità nelle quotazioni di mercato potrebbe perciò essere spiegabile, più che in termini di delusione sui risultati, con la volontà da parte degli investitori di prendere profitto su titoli che hanno raggiunto massimi storici per riposizionarsi su settori che sono rimasti trascurati.
Le utilities potrebbero essere tra questi?
Se guardiamo all’attuale rapporto price-earnings delle utility europee, vediamo che il settore tratta di oltre il 5% al di sotto della propria media di lungo termine, che a 15 anni è pari a 12,3 volte. Anche rispetto al P/E di mercato, il settore al momento tratta a sconto, nonostante le utilities tipicamente siano trattate a premio per via delle caratteristiche difensive che offrono. Questo quadro trova riscontro anche in un posizionamento nei portafogli gestiti, mediamente inferiore rispetto al peso che i titoli avrebbero sugli indici di riferimento in base alla capitalizzazione. Lo scarso entusiasmo verso il settore, tuttavia, è principalmente riferibile alle perplessità che gli investitori hanno in questa fase sul business delle rinnovabili, come prova del resto anche il fatto che le utility regolate stiano invece trattando in linea con il P/E medio storico. Diverse case di brokeraggio iniziano però in questi ultimi giorni a sottolineare come quello delle utilities sia uno dei settori più cheap in Europa.
Questa migliorata percezione sul settore come si potrà riflettere nel caso di Hera?
Hera ha tutte le caratteristiche per beneficiare di una rotazione che vada a favorire titoli che presentano interessanti e visibili ritorni prospettici e che sono al contempo trattati a sconto rispetto ai propri multipli storici. Nel nostro caso, gli spazi sono quanto mai evidenti, dal momento che il P/E di Hera, sulla base delle stime di consensus, è oggi intorno a 12,2 volte, rispetto alle 15,3 volte in media per gli ultimi 10 anni. Gli investitori nel tempo hanno sempre riconosciuto un premio al nostro titolo, grazie all’attraente flusso di dividendi distribuiti in oltre 20 anni di storia, con una crescita alimentata dai continui record nei risultati di business, anche nelle fasi negative dei cicli economici e a fronte di scenari critici, come nel caso della pandemia o dell’interruzione nelle catene di approvvigionamento delle commodity energetiche. I risultati di questa semestrale non faranno altro che fornire ulteriore evidenza a questa equity story, in un contesto che finalmente dimostra di iniziare a favorire anche il settore utility nel suo insieme.