Nonostante il recupero rispetto ai minimi dello scorso ottobre, il livello di prezzo cui tratta il titolo Hera indica che esiste ancora un notevole gap da colmare rispetto alla performance del FTSE MIB e al target price medio degli analisti che coprono il titolo, oggi pari a 3,6 euro.
La pubblicazione dei risultati preliminari 2022, con l’evidenza del recupero di profittabilità dell’area Energy nel quarto trimestre e di una leva finanziaria in discesa, fornirà al mercato nuovi elementi per aggiornare la valutazione del titolo Hera. Sempre a questo scopo, gli investitori potranno trarre rassicuranti elementi sul solido profilo della crescita futura dagli obiettivi del nuovo Piano al 2026, impostato in continuità con la strategia passata.
Gli azionisti vedono perciò confermato l’impegno di Hera a favorire la transizione energetica e la circolarità attraverso le proprie attività operative, potendo contare su un piano di investimenti che prospetta una generazione di cassa di grande visibilità e un controllato grado di rischio. La conferma di una politica dei dividendi che porterà il dividendo per azione a raggiungere i 15 centesimi nel 2026 rafforza gli aspetti per cui l’investimento nel titolo Hera prospetta attraenti ritorni.
Queste le considerazioni che emergono attraverso alcune domande poste a Jens Klint Hansen, direttore responsabile delle Investor Relations di Hera.
Come possiamo interpretare l’andamento del prezzo delle azioni Hera nell’ultimo periodo?
Nel 2022 il titolo Hera è risultato molto penalizzato, in particolare nella seconda metà dell’anno. La performance borsistica negativa è coincisa con la fase più acuta delle fluttuazioni dei prezzi delle commodity energetiche, che hanno ingenerato grandi timori in parte degli investitori. Dopo avere toccato il minimo dell’anno a ottobre, il titolo Hera ha avviato un movimento di recupero, che tuttavia non ha permesso al momento di chiudere il gap rispetto all’andamento dell’indice delle blue chip italiane.
A che cosa è attribuibile la performance più debole di Hera rispetto al FTSE MIB dalla seconda parte dello scorso anno?
Da un lato va considerato che il significativo rimbalzo dell’indice FTSE MIB è stato molto trainato dall’elevato peso per capitalizzazione che al suo interno hanno alcuni titoli energetici e bancari: questi sono infatti tipici beneficiari, rispettivamente, di più elevati prezzi delle commodity energetiche e di tassi di interesse in ascesa. D’altro lato, sul fronte della minore forza del recupero del nostro titolo, va considerato che il mercato potrà verificare solo adesso, con i risultati preliminari che pubblichiamo relativamente al 2022, come nel corso del quarto trimestre l’area Energy sia ritornata a produrre risultati positivi. Con l’inizio dell’inverno abbiamo iniziato infatti a utilizzare i grandi quantitativi di gas che avevamo acquistato e immesso nei campi di stoccaggio per garantire la continuità delle forniture ai clienti; questo ha permesso anche alla leva finanziaria di rientrare progressivamente. Le prospettive macroeconomiche appaiono del resto ogni giorno meno negative, con diversi istituti e broker che ipotizzano che l’Europa possa evitare la recessione nonostante la politica monetaria restrittiva che la BCE ha deciso di attuare per contrastare l’inflazione. Su queste aspettative generali che sembrano evolvere in senso positivo, si innesta l’aggiornamento del Piano Industriale di Hera al 2026.
Che impatto si attende che avrà la presentazione di questo nuovo Piano?
Credo che, insieme ai risultati preliminari 2022, offrirà nuovi elementi ad analisti e investitori per aggiornare le valutazioni del titolo Hera. D’altra parte, il nuovo Piano rappresenta anche un’importante conferma per i grandi asset manager che sono nostri azionisti: nel nostro capitale sono infatti presenti soprattutto fondi ed ETF che focalizzano i propri investimenti su player infrastrutturali, come appunto Hera dimostra ancora una volta di volere essere. Il Piano indica proprio questo: che punteremo ad avere un ruolo centrale nella concreta realizzazione di un’economia circolare e che continueremo a fare evolvere gli asset per favorire la transizione energetica, oltre a fornire risposte concrete sui grandi temi aperti dal Cambiamento Climatico, come ad esempio la scarsità delle risorse idriche. Gli impegni che abbiamo preso mettendo in gioco 4,1 miliardi di investimenti nei cinque anni del Piano provano come Hera sia un operatore deciso a mettere i propri asset tangibili e intangibili al servizio della decarbonizzazione e di un utilizzo più sostenibile delle risorse.
Ci sono discontinuità rispetto al Piano presentato un anno fa, considerato ad esempio il più elevato livello del costo del denaro di oggi?
Questo è un Piano in completa continuità con quello precedente, non solo per impostazione strategica ma anche per i target che il management pensa di potere raggiungere. Grazie ai ritorni attesi dalle attività in cui andremo ad allocare il capitale, al 2026 avremo una presenza molto ben calibrata nelle varie aree di business, che genererà un cash flow operativo molto visibile. Questo significherà potere finanziare gli investimenti mantenendo un solido profilo finanziario.
Che ritorni possono attendersi gli azionisti?
La componente di Total Shareholder Return legata al dividendo si conferma molto interessante come livello di rendimento, in particolare a questi prezzi dell’azione Hera. La politica di remunerazione degli azionisti prevede una crescita costante nel tempo del dividendo per azione, fino a raggiungere i 15 centesimi di euro nel 2026. Anche la componente di potenziale apprezzamento del titolo ha spazi attraenti, se facciamo riferimento al target price medio dei broker in copertura.
A che livelli si colloca oggi il target price di consensus su Hera?
Oggi si attesta a 3,60 euro. Continuiamo perciò ad avere circa un 35% di spazio potenziale di apprezzamento rispetto alle quotazioni delle ultime sedute borsistiche. Considerato questo ampio spazio, tutti gli analisti in copertura su Hera suggeriscono di acquistare il titolo oppure di mantenerlo in portafoglio. Da notare, inoltre, come tre analisti su sei abbiano un target price sopra i 4,00 euro per azione.
Broker | Rating | Prezzo target (€) |
Banca IMI | Buy | 4,10 |
Equita Sim | Hold | 3,40 |
Exane Bnp Paribas | Buy | 4,35 |
Intermonte | Neutral | 2,85 |
Kepler Cheuvreux | Neutral | 2,90 |
Mediobanca | Outperform | 4,00 |
Media | 3,60 |