In questa prima parte del 2019 il titolo Hera ha registrato un forte apprezzamento, arrivando a toccare un massimo di 3,55 euro il 18 luglio scorso. Il rally, che ha avuto luogo in un contesto generalmente favorevole all’investimento azionario, riflette tuttavia anche alcuni elementi specificamente legati alla Società.
A partire da gennaio, le borse si sono mosse al rialzo, spinte dal cambiamento di atteggiamento da parte della Fed, che a inizio 2019 ha interrotto la politica monetaria restrittiva avviata nell’ultima parte del 2018, con l’obiettivo di evitare che l’economia mondiale finisse in recessione in un momento dominato dalle forti tensioni commerciali tra USA e Cina. L’esito delle elezioni europee di fine maggio, che ha fugato i timori di derive nazionalistiche, insieme alla prospettiva di una tregua commerciale emersa dal G20 di Osaka a fine giugno, hanno costituito ulteriori elementi per proseguire il trend al rialzo. Le dichiarazioni di Mario Draghi del 18 giugno e quelle di Jack Powell del 10 luglio hanno poi confermato che le Banche Centrali terranno basso il costo del denaro in attesa di vedere una ripresa dell’inflazione: altro elemento a sostegno delle quotazioni.
Sul mercato azionario italiano, inoltre, ha avuto un peso il fatto che il 3 luglio sia stato scongiurato l’avvio di un’azione disciplinare da parte della Commissione Europea in previsione di un eventuale superamento del tetto del 3% del deficit pubblico nel 2020: una decisione che ha fatto scendere rapidamente lo spread BTP/Bund e alimentato una nuova ondata di rialzi.
Il contesto di bassi tassi di interesse, che ha portato le obbligazioni con rating elevati a offrire ritorni limitati se non addirittura negativi, ha spinto inoltre molti investitori a cercare nel comparto delle utilities un’alternativa capace di offrire rendimenti interessanti sulla base dei dividendi.
In questo quadro generale, il titolo Hera ha messo a segno una sensibile rivalutazione, sostenuto anche da elementi specificamente legati alla sua realtà. Le interessanti prospettive contenute nel Piano Industriale al 2022, presentato a gennaio, e i solidi fondamentali confermati dalla pubblicazione dei risultati dell’esercizio 2018 e del primo trimestre 2019 hanno consentito al prezzo del titolo di chiudere progressivamente il gap rispetto al target price di consensus.
La media dei target price degli otto broker in copertura sul titolo è leggermente migliorata rispetto all’ultima pubblicazione delle Investor News: da 3,51 euro del 14 maggio 2019 all’attuale 3,58 euro, in seguito agli aggiornamenti delle stime prodotti a valle dei risultati del primo trimestre 2019. La maggior parte dei broker – cinque su otto – ha raccomandazioni di acquisto, mentre nessun broker suggerisce di vendere il titolo.
Broker | Rating | Prezzo target (€) |
Banca Akros | Accumulate | 3,80 |
Banca IMI | Buy | 3,80 |
Equita Sim | Hold | 3,40 |
Fidentiis | Buy | 3,30 |
Intermonte | Outperform | 3,70 |
Kepler Cheuvreux | Hold | 3,50 |
MainFirst | Neutral | 3,52 |
Mediobanca | Outperform | 3,60 |
Media | 3,58 |
Dopo il road show del piano industriale del primo trimestre, non sono mancate le occasioni di dialogo con il mercato finanziario anche nel corso del secondo trimestre, per illustrare le performance finanziarie consuntivate e lo stato di avanzamento dei principali progetti di sviluppo. Il top management di Hera ha preso parte all’Italian Investment Conference organizzata da Unicredit in collaborazione con Kepler Cheuvreux, alla CEO Conference organizzata da Mediobanca e al Sustainability Day di Borsa Italiana, nel corso del quale sono stati incontrati investitori particolarmente interessati alle performance di sostenibilità. Inoltre l’emissione del Green Bond è stata preceduta da un road show nelle principali piazze finanziarie europee per presentare ai gestori di fondi obbligazionari la solidità finanziaria del Gruppo e l’utilizzo previsto dei proventi raccolti in progetti che rispondono agli obiettivi delle Nazioni Unite e che quindi hanno un impatto positivo dal punto di vista ambientale.
Un ruolo non secondario nella formazione di prezzi più efficienti del titolo Hera ha inoltre avuto il fatto che, grazie all’ingresso nell’indice FTSE MIB, gli scambi giornalieri siano stati costantemente elevati. Se nei primi sei mesi del 2018 i volumi medi erano attorno ai 2,5 milioni di pezzi al giorno, nel primo semestre di quest’anno hanno superato i 3,8 milioni, con un incremento di oltre il 50%.
L’azionista che avesse acquistato il titolo a fine 2018, al prezzo di 2,66 euro, avrebbe perciò avuto un ritorno del 30% nei primi sei mesi del 2019, grazie a un capital gain di 70 centesimi, con il prezzo del titolo che al 30 giugno si è attestato a 3,36 euro, e all’incasso di un dividendo per azione 2018, pagato il 26 giugno, pari a 10 centesimi.