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L’approccio di Hera alla circular smart city

Uno dei megatrend che caratterizzano l’evoluzione della società è rappresentato dalla concentrazione della popolazione globale nelle città. Il fenomeno della crescente urbanizzazione richiede un ripensamento profondo dei servizi forniti dalle utility. Il tema è stato affrontato al convegno “Re-inventing the city”, organizzato dal Gruppo lo scorso giugno a Bologna e per capire come Hera interpreta questo ruolo, abbiamo parlato con Enrico Piraccini, che in Hera è responsabile della Direzione Sviluppo.

Come avete impostato la vostra strategia di innovazione rispetto all’obiettivo della circular smart city?

Hera si muove nell’ambito di sei obiettivi individuati come rilevanti nel proprio business, nella cornice rappresentata dai 17 Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite. La sfida è quella di porre questi obiettivi in primo piano, come punto di partenza per potere generare buoni risultati anche in termini di EBITDA. Per questo abbiamo disegnato un’innovation strategy capace di guardare alle città come se fossero organismi, articolati in strutture vitali in costante interscambio. Il nostro ruolo, come operatore multi-utility, è quindi in primo luogo quello di operare un check-up relativamente allo stato di salute della singola città, per poi sviluppare un percorso guidato da precisi obiettivi, del quale monitorare e presidiare l’evoluzione.

Qual è il vostro approccio rispetto alla singola città?

Nella prima fase dobbiamo disporre i sensori per rilevare i dati e le informazioni, che poi raccogliamo e analizziamo nella fase diagnostica. Mettiamo così a punto per ogni città un Passaporto Ambientale, con una serie di indicatori forniti dall’amministrazione locale: nel Passaporto diventa chiaro di quali servizi abbia bisogno o su quali aspetti debba operare alcuni cambiamenti essenziali. In un caso potrà essere prioritario un tema di qualità dell’aria, in un altro l’esigenza di migliorare la raccolta differenziata: non c’è una ricetta unica che vogliamo applicare a tutti. Gli impegni assunti nel 2017 al termine del G7 dell’Ambiente, contenuti nella Carta di Bologna, prevedono che entro il 2025 debbano essere raggiunti alcuni obiettivi sfidanti: questi impegni rappresentano il nostro punto di riferimento. Ogni città può misurare quanto sia distante, al momento, rispetto a tali obiettivi: attraverso sistemi IoT, il Passaporto Ambientale fornisce infatti una fotografia costantemente aggiornata di questo percorso.

Che tipo di informazioni utilizzate per arrivare alla diagnosi?

Nel Passaporto Ambientale sono condensati dati molto diversi. Da quelli che ci forniscono le nuove sonde del CNR sulla qualità dell’aria alle serie con i consumi energetici dei cittadini, così come le rilevazioni sulle perdite della rete idrica. Usiamo anche dati satellitari, per rilevare, ad esempio, come sia distribuito il verde nella città, oppure dove sia presente l’amianto sui tetti. Individuate le situazioni di squilibrio, Hera è in grado di suggerire all’amministrazione la soluzione più efficace, attraverso servizi erogabili a costi del tutto ragionevoli.

Quali strumenti offrite alle città per migliorare le proprie condizioni di salute?

In Hera abbiamo messo a punto il proof of concept di un cassonetto intelligente che è in grado di rilevare la quantità e la qualità dei rifiuti conferiti dal singolo cittadino. Dopo avere operato un test su 40 famiglie a Castelbolognese, è in fase di valutazione l’abilitazione del nuovo cassonetto per circa 10 mila abitanti, ai quali sarà sufficiente appoggiare il proprio smartphone per avere accesso all’area di conferimento rifiuti, che peraltro è videosorvegliata. Alle amministrazioni locali possiamo inoltre offrire una Mappa Energetica, che misuri l’efficienza energetica delle singole abitazioni, così come servizi a valle della raccolta rifiuti, secondo l’esempio del primo impianto per la produzione di biometano che abbiamo a Sant’Agata Bolognese. In pratica come operatore multi-utility, Hera può mettere in campo una serie di soluzioni innovative che la vedono molto ben posizionata nel confronto con il panorama europeo.

E ai singoli abitanti della città che cosa può offrire Hera?

Guidiamo i cittadini in un percorso di consumo più consapevole ed efficiente delle risorse. Ad esempio, abbiamo sviluppato un servizio che unisce le teorie dell’economia comportamentale con l’analisi dei big data e che prevede l’invio con la bolletta di un report che analizza i consumi dei clienti e li confronta con quelli di clienti simili, suggerendo delle azioni pratiche per migliorare il proprio consumo energetico. Questo servizio, che estenderemo alla risorsa idrica, sta dando risultati incoraggianti: i clienti che hanno aderito hanno effettivamente migliorato i loro consumi. Abbiamo inoltre una proposta di nuovi servizi per rendere le abitazioni più domotiche e indipendenti sotto il profilo energetico, come ad esempio Hera Thermo che è un termostato intelligente che ottimizza l’accensione e lo spegnimento del riscaldamento, evitando di regolare manualmente la temperatura.

Si tratta quindi essenzialmente di fornire servizi smart…

Non sono solo smart. In Hera ci proponiamo di tenere sempre presenti le 3 S: Smart, Safe e Sustainable, sia che si parli di energia, di acqua o di rifiuti. In particolare per Safe intendiamo la capacità di renderci resilienti dal punto di vista ambientale. Cerchiamo di avere una visione trasversale, non verticale, favoriti dal nostro modello di business multi-servizi, per promuovere una vera sostenibilità delle complesse interconnessioni urbane.

Il cambiamento climatico ha un impatto sul vostro business?

Certamente, basti pensare come la scarsità di risorse idriche si sposi con fenomeni di piogge più intense, producendo rischi di allagamenti. Un operatore come Hera deve guardare avanti e pensare a nuovi servizi, che possano aiutare le città a raccogliere e drenare le piogge abbondanti, a limitare le perdite e a ottimizzare i consumi di acqua.

Una visione perciò molto diversa rispetto a quella della multi-utility del passato…

Profondamente diversa. Ieri si trattava di offrire prodotti, fornendo sempre più acqua, gas o energia elettrica ai clienti. Oggi le regole del gioco sono altre: l’imperativo è consumare meno acqua, gas o energia e produrre meno rifiuti, mentre il nuovo fronte di lavoro è quello dei servizi offerti.

Enrico Piraccini
Enrico Piraccini
14 Novembre 2019

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